Alle iscritte e agli iscritti alla Fisac Cgil del Piemonte

Venerdì scorso, 25 gennaio, si è concluso il XVIII Congresso della Cgil con l’elezione di Maurizio Landini a nuovo Segretario Generale della Cgil. La mattinata finale, che ha visto il passaggio di testimone tra Susanna Camusso e Maurizio Landini, è stata carica di emozione e di autentico trasporto.

Le parole di Landini ci proiettano verso un’altra idea di società: “Noi siamo quelli che vogliono cambiare questo paese. Noi siamo il sindacato del cambiamento.

Una società in cui c’è il sopruso di persone su altre persone va cambiata:

e per far questo val bene un impegno, val bene un rischio, val bene una vita”.

C’è un punto di forza nel sindacato, ed è il Dna della Cgil, quella che siamo stati, quella che dobbiamo continuare ad essere. Nonostante la situazione difficile di questi anni duri, siamo ancora un riferimento per le persone che vedono ancora in noi una speranza di cambiamento”.

Le persone vengono prima di ogni distinzione

e l’unica vera distinzioneè tra chi è sfruttato e chi non lo è“.

Lo slancio di Landini è all’unità sindacale interna la Cgil o è una o non è, o è plurale o non èe all’unità sindacale con Cisl e Uil con i quali saremo in piazza il 9 febbraio per un rilancio della fase unitaria di proposta sindacale.

Le parole d’ordine sono quindi equità, giustizia, lavoro dignitoso e diritti.

Buon lavoro, Maurizio!

“Ho cominciato a lavorare a 15 anni, a fare l’apprendista saldatore. Eravamo un gruppo di ragazzi giovani, lavoravamo in una cooperativa di Reggio Emilia. Dovevamo lavorare all’aperto, faceva freddo d’inverno e c’era un disagio. Non è che volessimo lavorare meno, volevamo vedere riconosciuto questo disagio e abbiamo chiesto alla cooperativa di affrontare questo problema. Era una cooperativa rossa, eravamo tutti iscritti al Partito Comunista e i dirigenti ci dissero che sì, avevamo ragione, però dovevamo tenere conto che la cooperativa aveva dei problemi e che dovevamo fare degli sforzi. Io ero giovane e d’istinto mi venne di interromperlo e di dirgli: “Guarda, tu sei un dirigente, e io in tasca ho la tessera del partito che hai anche tu. Però ho freddo lo stesso”. Lì ho capito una cosa: il sindacato deve rappresentare le condizioni di chi lavora e non deve guardare in faccia nessuno”.  

La Segreteria Fisac Cgil Piemonte

 

qui la lettera in pdf

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